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Falsificare la Storia: falsari elvetici

Falsificare la Storia: falsari elvetici
Prof. C. Rossi, Apertura convegno e intervento "Il Patto federale? Un falso rinascimentale"

Prof. C. Rossi, Apertura convegno e intervento "Il Patto federale? Un falso rinascimentale"

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Nava & Schiesaro Il caso di Payerne

Nava & Schiesaro Il caso di Payerne

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8 MAGGIO 2021

Nell'ambito della ricerca

Forgery, Fraud and Mystification

 Il Centro RECEPTIO

organizza un workshop dal titolo

 

Primo Convegno annuale Falsificare la Storia

Falsari elvetici dal Medioevo al Novecento

L'incontro internazionale si svolgerà come evento conclusivo, dedicato alla Svizzera, del workshop zurighese omonimo (Forgery, Fraud, Mystification), premiato con un GRC Grant per i dottorandi Nava e Schiesaro, dell'Università di Zurigo, la cui idea è stata concepita a Lugano, presso la nostra Fondazione, durante un brainstorming nel febbraio 2020. Se a Zurigo, nei due giorni precedenti, gli organizzatori Nava e Schiesaro, che dal novembre del 2020 al maggio del 2021 hanno collaborato col nostro centro, hanno deciso di concentrarsi sulle le pratiche della falsificazione, della frode e della mistificazione nella letteratura, nell'arte e nella musica del Rinascimento italiano, a Lugano ci si è concentrati su alcuni aspetti specifici, legati ai falsi in Svizzera, sin dal Medioevo. Il convegno di RECEPTIO è il primo di una serie di incontri annuali che il Centro, insieme a varie università europee, organizzerà intorno al tema dei falsi. Chi volesse prender parte al secondo incontro, è invitato a seguire il video della Tavola Rotonda, dove sono state tracciate le linee guida di un'indagine attorno al falso estetico.

Programma 

 

SABATO 8 MAGGIO, ORE 11:00        
Apertura e relazione inaugurale

 

SESSIONE I (Medioevo e Rinascimento)

ORE 11:30

Carla Rossi (Università di Zurigo)

Il Patto federale? Un falso tardo-medievale

 

Abstract: il Patto federale, scelto nel 1891 come documento fondante della Svizzera​, noto anche come Patto del Grütli (sebbene nel documento originale, il Grütli non sia mai citato) e conosciuto in tedesco come Bundesbrief, conservato presso l'Archivio di Stato di Svitto, sotto la segnatura StASZ, Nr. 27, si rivela, ad un'analisi linguistico-filologica un falso allestito con ogni verosimiglianza in epoca tardo-medievale.

ORE 12:15 

Marco Nava & Jonathan Schiesaro (Università di Zurigo)

Un case study: il testamento della Regina Berta

 

Abstract: Nella prima metà del XII secolo i monaci di Payerne stilarono una serie di falsi documenti (noti come il «testamento della regina Berta») che designavano Berta quale fondatrice di Payerne e concedevano ai monaci diversi diritti di cui in realtà non godevano. Questi documenti furono all'origine della leggenda della regina benefattrice del Paese di Vaud, che conobbe particolare successo nel contesto della creazione del cantone. A partire dal XV sec. il culto della presunta fondatrice si estese ad altri conventi di Borgogna: S. Vittore a Ginevra, Sankt Ursen a Soletta, S. Maurizio a Amsoldingen e Saint-Imier. Lo scettro figurante su uno dei sigilli dei falsi di Peterlingen fu interpretato a partire dal XVII sec. come una rocca per la filatura e associato all'espressione "quando Berta filava".

 

ORE 13:00

Beatrice Riccardo (Sapienza Università di Roma)

La querelle sul falso Bernardino Luini

Abstract: Nel 2014, i curatori della mostra Bernardino Luini e i suoi figli, allestita a Milano (a Palazzo Reale), si fanno prestare un dipinto dalla Pinacoteca Ambrosiana, la Sacra famiglia con sant’Anna e san Giovannino, da sempre attribuito a Bernardino Luini (Dumenza, 1481 circa – Milano, giugno 1532). Tuttavia, i due studiosi ritengono che il dipinto non sia di mano del grande pittore lombardo del Rinascimento e propendono per una più prudente attribuzione alla sua bottega. Si scatena una guerra tra pinacoteche e storici dell'arte: il caso di Luini è interessante e “controverso”, dal momento che i due schieramenti contrapposti parlano di “falso” (Agosti, Stoppa) contro un più cauto “di bottega”, e non “d’autore"; dunque, è proprio il termine “falso” a spaventare, per via della cattiva fama che immediatamente esso getta intorno ad un’opera; bisogna necessariamente distinguere, come suggerisce Ferretti, tra falso/falsa attribuzione/attribuzione alla bottega di un maestro. Ma su questo dipinto aleggia l'ombra di un Maestro ancora più ingombrante: Leonardo.

PAUSA

 

ORE 14:30

Simone Facchinetti (Università del Salento)
Giovanni Morelli e i falsi rinascimentali


Abstract: Giovanni Morelli (1816-1891) è nato da genitori svizzeri: il padre Johannes proveniva dal Cantone di Turgovia, la madre Ursula Zavaritt dal villaggio di S-chanf in Engadina. Il suo nome originario, Johannes Morell (come quello del padre), sarà successivamente italianizzato in Giovanni Morelli. Assieme a Giovan Battista Cavalcaselle è considerato uno dei maggiori conoscitori del XIX secolo. 
L’indagine metterà a fuoco due differenti momenti del rapporto di Morelli con il mondo dei falsi. Nel primo saranno esaminati alcuni dipinti della collezione personale del conoscitore, acquistati agli esordi della sua carriera come originali (di Leonardo da Vinci e di Lorenzo Lotto), smascherati come falsi dal medesimo studioso che, nel corso del tempo, affinerà le proprie armi al fine di riconoscere le contraffazioni. Nella seconda parte dell’intervento, attraverso l’esame dei principali testi a stampa di Morelli (che si firmava con lo pseudonimo di Ivan Lermolieff) e del carteggio con l’amico Sir Austin-Henry Layard, saranno fatti affiorare alcuni falsi emblematici, scoperti grazie al “metodo sperimentale”. L’assidua frequentazione dei principali restauratori del tempo hanno messo Morelli nelle condizioni di muoversi con una certa disinvoltura nella lettura materiale dei dipinti rinascimentali. In molti casi le opere falsificate non hanno superato la prova del suo esame diretto, fondato sull’attenta ispezione dei supporti, delle firme e dello stile.   

 

SESSIONE II (Novecento)

ORE 15:15

Consuelo Lollobrigida (University of Arkansas Rome Center) & Carla Rossi (Research Centre for European Philological Tradition)

Wolfgang Beltracchi, il più grande alsario amato dagli Svizzeri e il metodo filologico per smascherare i falsi

Abstract: Considerato uno dei maggiori falsari degli ultimi decenni, Wolfgang Beltracchi è molto amato in Svizzera, dove risiede da alcuni anni. La sua incarcerazione nel 2010, con l’accertamento di 14 falsi, piazzati sul mercato a prezzi milionari, ha prodotto un terremoto nel mondo dell’arte, screditando in un colpo solo mercanti (lo svizzero Yves Bouvier per primo), galleristi, periti, case d’asta, collezionisti di livello internazionale, e ha poi prodotto una corsa a scuse, giustificazioni, tentativi di riparazione, incarichi per analisi dei propri acquisti in odore di falsità, e cause di risarcimento altrettanto milionarie. Dagli inquirenti i suoi falsi sono stati quantificati in un’ottantina, per la maggior parte messi per così dire tra parentesi in virtù della prescrizione, perché venduti prima del 2000. Tuttavia, Wolfgang Fischer, alias Wolfgang Beltracchi, tedesco nato nel 1951, sostiene che i suoi falsi siano molti di più, circa trecento, tra cui vi sono anche pittori svizzeri.

ORE 16:00

Margherita Abbozzo (Istituto Europeo di Design, Firenze)

Gli Almost Dalì di Mendrisio

Abstract: Copie, falsi, contraffazioni: il problema dei falsi esplode con l’inizio del Novecento in parallelo con gli sviluppi del nuovo mercato dell’arte, influenzati dalle nuove logiche del marketing statunitense. Salvador Dalì, con Gala, sua moglie e manager, è stato tra gli artisti più abili a strutturare una strategia per trasformare vita e lavoro in un brand e il primo a dare il via a una gestione manageriale della produzione per rispondere alla domanda del mercato. Qui si avanza la proposta che sia stata la collaborazione di Dalì e Walt Disney ad ispirare lo sviluppo di questa nuova gestione del lavoro artistico, che se da un lato ha garantito il grande successo commerciale di Dalì, dall’altro, ha anche portato le sue opere tarde ad esistere in una zona grigia tra autentico e falso. Il contributo esamina inoltre come l’attrattiva del suo brand sia tutt’oggi talmente viva da continuare ad alimentare produzione e mercato di sculture in bronzo non di mano dell’artista, ma soltanto “tratte” dal suo lavoro, come quelle create a Mendrisio dalla società The Dalì Universe.

ORE 18:00 TAVOLA ROTONDA SU: www.whereby.com/receptio-lugano

L'iniziativa ha il sostegno del Percento culturale Migros

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